Decisioni e sentimento

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“Non prendere decisioni permanenti in preda a sentimenti temporanei” è un celebre imperativo di T.D. Jakes, divenuto mantra di personal coach (e forse amanti che stanno per essere lasciati). Jakes, è un vescovo, filmaker, discografico, predicatore, scrittore americano: una persona che – viste le molteplici attività che svolge – di decisioni permanenti, almeno sul lavoro, pare non ne abbia prese molte.

La frase però ha avuto successo.
Il significato è: decidere mantenendo sempre un certo distacco dalle emozioni, come quando in autostrada tieni la distanza di sicurezza dal veicolo davanti. Esistono momenti in cui è meglio astenersi dal decidere.

Uno: di notte.
La notte è un buco nero, i fari sono spenti, il futuro è pieno di incognite che nemmeno il bagno al buio è la soluzione: prendere una decisione alle tre del mattino può voler dire farsi male, e i mignoli sbattuti contro qualche angolo di mobiletto ne sanno qualcosa. Qui se ne va già un terzo delle nostre 24 ore.

Due: dopo una cattiva giornata, o dopo aver litigato.
Durante un’arrabbiatura la tensione sale e la pressione alta non va d’accordo con scelte che paiono montagne da scavallare. Meglio prima distanziarsi da colleghi invidiosi, call-center insistenti, figli che non rispondono ai messaggi. Altre due/tre ore al giorno?

Tre: alla fine o all’immediato rientro dalle vacanze.
Le vacanze ci stringono i fianchi come la morsa di un pitone e innescano sentimenti di cambiamento-vita tipo le pelli degli anfibi, ma non sempre tornare da Ponte di legno e mettere 20 anni di bot in una start-up che vende mangime per unicorni è la decisione più saggia.

Quattro: quando siamo stanchi e/o affamati.
Qui i minuti non si contano. E’ provato: quando il livello di glucosio nel sangue si abbassa, la forza di volontà diminuisce e questo spiega perché tante persone – anche volenterose – non riescono a seguire le diete.

Prendere decisioni oculate è difficile mentre lo stomaco fa la òla da stadio e i neuroni rimbalzano impazziti come palloni in campo: ciò conferma il boom di tanti ristoranti stellati che riescono a convincerci a lasciare giù nel conto un mezzo stipendio.

Per avere successo, a fianco delle palestre dovrebbero vendere automobili, non kebab.

I sentimenti sono in realtà dei bastardi che fanno lo sgambetto alle decisioni.
E sono influenzati dalle tentazioni.

E’ stato stimato che passiamo dalle 3 alle 4 ore al giorno a resistere alle tentazioni.
Di un altro caffè, aprire la mail, sparger like, controllare su internet se quello che si legge è verità o esagerazione.

Inoltre, mediamente le persone meno abbienti hanno meno autocontrollo: se sei più povero, hai più probabilità di prendere cattive decisioni.

E questo ci dice che è meglio non decidere verso fine mese con il conto che imbocca il viale del rosso tramonto.

Scovare anche un solo momento durante il giorno in cui si è liberi da sentimenti ingannatori è una sfida da cercatori d’oro, peggio che trovare una sedia libera lontano dal capo, alla riunione del lunedì.

Ne deriva un blocco decisionale, che al confronto, quello dello scrittore è un valzer di incipit.

Non resta che regalarsi mezz’ora di yoga (soli), una barretta alle nocciole, pensare alla ricchezza interiore, fare un respiro profondissimo.

E poi decidere in fretta.

Whatever.

 

Marcella Manghi

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Vivere il cambiamento, non subirlo.

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