La decisione di non decidere

Sarebbe una in più rispetto alle 35.000 decisioni che già prendiamo ogni giorno. In realtà, per il 99,74 % si tratta di scelte inconsce, quindi – di sostanziose – ne restano meno di un centinaio. Delle circa novanta decisioni al giorno in cui siamo coinvolti, alcune non sono importanti, ma altre potrebbero condizionare la nostra esistenza. Gli strateghi dell’economia cognitiva (che innanzitutto vogliono farci decidere di comprare i loro manuali), suggeriscono che se diminuiamo il numero di decisioni – eliminando le meno importanti – possiamo concentrarci meglio e dedicare più tempo a quelle cruciali. Men0 e meglio, insomma, non è solo lo slogan di nutrizionisti, ma anche dei migliori decisori. Per arrivarci, ci sono due vie (da percorrere entrambe, così già si evita una scelta). La prima è stabilire alcune cose in anticipo e automatizzare certi processi. Per decidere cosa indossare ogni mattina, basta adottare una prassi estetica alla Zuckerberg, Jobs, Marchionne che prevede la stessa mìse tutti i giorni, (se gli esempi sono tutti maschili un motivo ci sarà); è sufficiente usare un certo rossetto finché non esaurisce, o preparare un menu standard per cena; eviterei lo stesso film tutte le sere. Il secondo modo per risparmiare energia decisionale è delegare qualcun altro che in quel momento è con noi. Per Mr. Collega: che strada percorriamo per andare dal cliente, pago con bancomat o contante, a che ora fissiamo la call di giovedì, sceglimi tu una nuova foto per il profilo su Linkedin; per Mr. Marito: scegli tu il film di stasera, chi di noi va prima in bagno, e con che detersivo preferisci lavare i piatti.

Certo, dovremo sopportarne gli effetti collaterali: la frustrazione di passare serate davanti a film horror pieni di alieni, spie e gnocche; o le lamentele di chi, a tavola, – alla terza sera di economia cognitiva e insalata al farro – reclama l’abbonamento Glovo a vita. Però, resta tempo e lucidità per affrontare le decisioni importanti: come allocare il budget di comunicazione per il prossimo semestre, prenotare le vacanze a Minorca o in Val di Fassa, perfino decidere se crediamo che esista una vita dopo la morte. Resterebbe anche il tanto tempo richiesto per scegliere tra cose che ci paiano entrambe parecchio attraenti. E’ il paradosso di Fredkin: più due alternative ci sembrano qualitativamente simili, più tempo spendiamo per sceglierne una (i buoni gelatai ne sanno qualcosa). Se a quel punto dovesse restare ancora qualcosa da stabilire, ma la giornata ha deciso di terminare, gli esperti sfoderano l’asso nella manica del pigiama: last minute, la moneta sul comodino accanto al letto.

 

Marcella Manghi