La lista stop-doing: quanto costa dire no

no

Secondo il milionario W. Buffet ciò che fa la differenza tra le persone di successo e quelle di grande successo è che le seconde dicono di no a quasi tutto.

Praticamente, quello che risponde il responsabile HR quando salgo con qualche richiesta.

I Big negano il loro tempo per almeno due motivi: trovare un bilanciamento tra vita lavorativa e privata, ma soprattutto per scegliere molto accuratamente ciò su cui concentrare le risorse. Parola d’ordine, scartare.

Anche Steve Jobs era un sostenitore della ‘cultura dello scarto’.
L’innovazione” disse “è dire NO a mille cose”. Ecco perché le madri che non viziano i figli sono molto avanti.

Dal punto di vista pratico, si parte scrivendo una Stop-Doing-List, una lista al contrario.
Approccio affascinante se si potesse declinare a piacere: non portare l’auto a lavare, non spedire il report entro le cinque, non richiamare l’assicurazione.

Secondo passo: dire ‘no’ a chi ci ha chiesto esplicitamente qualcosa.
Esiste un modo per farlo, e lo insegna Heidi Grant, direttore del Motivation Science Center della Columbia.

Ad esempio, non si dice ‘Non posso…’ perché suona come una scusa e indica un potere limitato.
Si dice ‘Io non’ perché indica una scelta precisa, dettata dalla volontà.

Infine, per liberarsi la coscienza da eventuali ombre di menefreghismo, bisogna rammentare a sé stessi che non si dice mai NO alle persone, ma alle cose: se un collega mi chiede un passaggio fino alla stazione e io rispondo ‘Io non intendo proprio darti un passaggio’ è ovviamente rivolto al passaggio, non al collega. Lui capirà al volo senza dubbio…

Chi dice no, fissa priorità e si focalizza solo sulle opportunità.

Bene. Ma questo è vero per chi ha già trovato la sua occasione della vita.
In caso contrario, come so cosa scartare, a cosa dire NO, se non valuto bene le varie opportunità?

Se a quarant’anni sono alla ricerca di una mia identità professionale e mi chiudo le strade a colpi di NO, non rischio di trovarmi sempre più solo e non espresso?

Qui si innesta l’altro filone, quello contrario del ‘Si’. Oh Yeah.
Fior di manuali sulla autorealizzazione ci dicono che il successo sta nel saper cogliere le opportunità, nell’avere un’apertura mentale.

Ora: come si fa ad essere curiosi, in cerca di esperienze, creativi, e anche innovativi armati di NO?
C’è qualcosa che non torna.

Concludo che il NO secco è un’arma a doppio taglio, e spero che il mio capo lo capisca prima della mia prossima richiesta di aumento di stipendio.

Aspetto esca presto un libro che abbracci la filosofia del NI, magari per quelli che si accontentano di avere successo, ma non ‘grande successo’ alla Buffet.

Per inciso. Chi ha scelto di leggere fino in fondo questo pezzo ha scelto di dire ‘si’ alla lettura, a dedicare due minuti del suo tempo, alla persona – non cosa – che l’ha scritto.

 

Marcella Manghi

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