Pulcini e poltrone

pulcini

Prendi un’organizzazione, poi i QI delle persone che ci lavorano, prova a distribuirli in base alla posizione gerarchica.
Non facile, perché non tutto è come potrebbe sembrare.

Su un recente articolo pubblicato su Communications biology ho letto di una ricerca condotta all’interno di un gruppo di … pulcini.

Nella comunità di piccoli animali, le femmine e gli individui di rango sociale più basso sviluppano migliori abilità logiche astratte. Mentre i pulcini che comandano risultano meno intelligenti.

Gli ultimi – pennuti – saranno i primi. E altro che cervello da gallina.

Chi obietta che Va bene tutto, ma gli uomini non sono polli – sebbene quando gareggiano per il potere siano peggio di galli cedroni – rispolveriamo una ricerca dell’Università di Losanna del 2017: “Per essere dei leader efficaci non bisogna essere troppo intelligenti”.

Lo studio sottolinea che un’alta intelligenza può aiutare a essere un capo migliore, ma soltanto fino a un certo punto perché le persone più brillanti a livello di QI fanno fatica a comandare (sono più propense a usare linguaggi complessi ed elaborati e meno capaci di semplificare i compiti o capire quando, per colleghi o dipendenti, qualcosa appare difficile o molto impegnativo).

È la rivincita dei quadri sui dirigenti, dei neolaureati sugli amministratori?

Non credo. Leader e non – responsabili e impiegati – hanno capacità e competenze diverse.
Confrontare le intelligenze logiche di persone diverse nei ranghi non ha senso, è come paragonare un team-building sugli sci con un ritiro in un monastero indù.

Ho sempre visto nel leader quello che raduna le intelligenze di tutti gli altri e ne fa un capolavoro.

Mr. Company è una intelligenza diversa, un essere dotato di una super-soft-skill che crea sinergia tra le varie competenze.

Come lo faccia – è giusto resti sempre un po’ misterioso – come quel processo bizzarro che fa uscire l’uovo dalle penne di una gallina.

“Un capo è un uomo che ha bisogno degli altri.” Scrisse Paul Valery.
Vero. Il leader acquista autorità delegando e per questo gli è fondamentale avere collaboratori dotati.

Nei cruciverba, alla definizione Una dote da leader, la soluzione è per lo più: carisma – non intelligenza.

‘Il pulcino carismatico’ potrebbe essere il titolo di un best seller eletto a manuale da MBA.

Quello che accomuna uomini e polli, donne manager e galline, è che – all’interno delle gerarchie cui appartengono – sono esseri dotati di menti logiche diverse, ma connesse.

“Il primo modo per valutare l’intelligenza di un principe” disse Niccolò Machiavelli “è vedere di quali uomini si circonda”.

Che il principe sia innanzitutto un animale relazionale, è un’ipotesi su cui scommettere senza rimetterci le penne

 

Marcella Manghi

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