Quelli che (ben) scelgono

scegliere

Non si può non comunicare è il primo dei cinque assiomi della comunicazione definiti da Paul Watzlawick verso la fine degli anni 60.

Watzlawick afferma che poiché ogni comportamento è una forma di comunicazione, non possiamo fare a meno di comunicare poiché, anche se stiamo perfettamente fermi in silenzio, stiamo comunicando qualcosa.

Magari inconsapevolmente, ma stiamo comunicando. Consapevoli di questo, quello che possiamo fare è scegliere cosa e come comunicare.

Ora, non so se qualcuno ha mai definito gli assiomi del decidere, ma ispirato dal lavoro Watzlawick, vorrei suggerire il primo: non si può non scegliere.

Nel momento in cui ci troviamo in una situazione che ci chiede di fare una scelta, noi sceglieremo. Non c’è alternativa.

Certo, possiamo decidere di non decidere. Ed è una scelta assolutamente legittima ma, appunto, è comunque una scelta.

E poiché ogni comportamento non è solo una forma di comunicazione ma anche una scelta, consapevoli o meno, scegliamo continuamente: cosa dire e non dire, fare e non fare.

Per questo vorrei anche suggerire – sempre nel caso qualcuno più bravo di me volesse definire gli “assiomi del decidere” – un secondo potenziale assioma: c’è sempre una scelta.

Infatti, se non possiamo non scegliere, allora significa che c’è sempre la possibilità di scegliere.

Espressioni come “non ho scelta”, “non posso fare altrimenti“, “sono obbligato” e simili, sono bugie che raccontiamo a noi stessi e agli altri. Lo facciamo spesso in buona fede e con la sincera convinzione. Ma queste non rende tali affermazioni vere.

Stiamo sempre scegliendo, magari inconsapevolmente perché l’istinto o l’abitudine sta scegliendo per noi, ma stiamo comunque facendo una scelta.

Dire che non abbiamo scelta è un modo per evitare il peso delle conseguenze della nostra scelta. Quando affermiamo che non possiamo fare altrimenti, stiamo in realtà dicendo che non vogliamo essere responsabili delle conseguenze di tale scelta, sugli altri o su noi stessi.

Fuggendo dalla responsabilità però, rinunciamo alla nostra libertà.

Come ci ricorda Viktor Frankl, “La libertà è solo una parte della storia e una metà della verità. La libertà non è che l’aspetto negativo dell’intero fenomeno il cui aspetto positivo è la responsabilità.”

Non possiamo rinunciare ad una senza perdere l’altra. E anche questa, in fondo, è una scelta.

Infatti, la libertà è, prima di tutto, una scelta.

Sempre Frankl dice che “forze al di fuori del tuo controllo possono portarti via tutto ciò che possiedi, tranne una cosa: la libertà di scegliere come reagire alla situazione.”

Ciò significa che non solo c’è sempre una scelta ma anche che niente e nessuno ce la può togliere (questo potrebbe essere il terzo assioma). Possiamo solo scegliere di rinunciarci. Il che, tra l’altro, è una scelta che ci riporta al primo assioma.

Riconoscere che le nostre azioni sono una nostra scelta e non un’imposizione dall’esterno, ci rende liberi e dà forza alla nostra abilità di rispondere.

Quando diciamo, a noi stessi e ad altri, di non avere scelta o di non poter fare altrimenti, stiamo fondamentalmente negando la nostra abilità di rispondere.

Questa attitudine a nascondersi dietro i “non c’è scelta” è particolarmente diffusa, purtroppo, proprio fra coloro che sono chiamati, per ruolo o posizione, a fare scelte importanti che impattano sulla vita di molti.

Per questo vorrei chiudere con una domanda:

Una leadership che ritiene di non avere scelta, è vera leadership?

 

Fabio Salvadori

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