Chiedimi un quantum

Con le mezze stagioni, stanno sparendo anche i luoghi comuni.

Il classicissimo ‘L’unione fa la forza’ non ha superato uno degli ultimi esperimenti sull’intelligenza collettiva.

Prendiamo un gruppo di lavoro. In generale, il processo decisionale di un gruppo supera in efficienza quello del singolo: più persone ottimizzano il ragionamento, mettono in sinergia competenze e conoscenze.

Se è vero che la delibera collettiva aumenta l’accuratezza della stima, la stessa può essere deviante su decisioni finali: su quesiti quantitativi, il gruppo performa bene; non altrettanto se gli viene chiesta una risposta binaria. In questo caso, il verdetto a maggioranza può esser fuorviante.

Il primo pensiero – inquietante – va dritto a quei processi americani in cui viene chiesta a una giuria la risposta decisiva e binaria: “Colpevole?”.

Quindi, la domanda perfetta, indipendentemente da quello che fa la vostra società è: “Ragazzi, quanti fagioli ci sono nel barattolo di vetro?”

Sbagliato dunque chiedere al gruppo: ‘Il report sarà pronto per venerdì?’

Ma piuttosto, il capo dovrebbe domandare: ‘Quante ore servono perché il report sia pronto?’. E già che ci siamo, potrebbe aggiungere: ‘Di quanto ritenete corretto un aumentato di stipendio?’. Le stime migliori non sono monosillabi, ma numeri.

Del resto, ogni genitore già sa. Non si deve domandare al figlio: ‘Hai fatto ordine nella tua stanza?’ Ma: ‘Quanti capi d’abbigliamento sono sparsi a casaccio nella tua stanza?’.

Il compito di un leader – a cui verrà lasciata la decisione finale è: fare prima le domande giuste. Anziché pretendere le risposte giuste, porre i problemi nella maniera da trarne il miglior vantaggio possibile.

Un consiglio al gruppo di aspiranti scrittori che vogliono sfornare il prossimo best-seller di management: anziché pontificare l’ennesima teoria a cui l’imprenditore dovrebbe attenersi, fate un libro di sole domande. (“Quante persone lo leggerebbero?” interpello en passant il gruppo di autori).

In assenza di domande ben poste, si rischia di sottoutilizzare le risorse a disposizione. Così come chi usa il foglio Excel solo per sommare tre cifre, o guida un Audi rs3 per la tenuta in strada, senza sapere che può fare gli o-100 in 3,8 secondi.

Ogni risorsa non sfruttata è un talento sprecato. Un buon leader è quello che sa spremere il massimo delle informazioni dal suo team e poi ne trae la conclusione.

Prima il gruppo studia il cielo come i Sumeri e poi il boss risponde alla domanda che tutti gli fanno: “Domani pioverà?”. A qualcuno parrà una domanda banalissima, non sapendo il cloud di dati che ha dovuto interpretare per scorgere la risposta.

Forse non è vero che i luoghi comuni spariscono; si trasformano come nella terza legge della termodinamica. Da oggi, “Diamo i numeri” is the new “L’unione fa la forza”.

 

Marcella Manghi

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