La Pallottola d’Argento

pallottola d'argento

L’espressione idiomatica “pallottola d’argento” non è molto usata in italiano.
Forse perché il Ranger Solitario, che la rese famosa, non fa parte della nostra mitologia.

Il Ranger Solitario, spesso chiamato anche il Cavaliere Solitario, è un personaggio immaginario creato negli anni 30 in America – il nome originario è The Lone Ranger – le cui storie sono ambientate nel vecchio west.

Oltre a nascondere la sua identità e punire i cattivi, il Ranger Solitario è famoso per usare delle pallottole d’argento per le sue pistole.

Per lui sono un simbolo di giustizia e purezza. Ma servono anche a ricordargli il prezzo pesante dello sparare con la sua pistola.

A quanto pare, le pallottole d’argento erano anche l’unico modo per uccidere qualsiasi tipo di essere soprannaturale. Il che non stupisce considerato che nel folklore europeo, le pallottole d’argento sono fra le poche armi efficaci per sconfiggere lupi mannari e streghe.

Al Ranger Solitario dobbiamo quindi l’uso dell’espressione “pallottola d’argento” per identificare quelle soluzioni che risolvono magicamente e senza sforzo problemi difficili se non impossibili.

Vi è mai capitato di sentire persone lamentarsi di come vanno le cose, invocando l’apparizione di qualcuno o qualcosa a risolvere tutto in un colpo solo?

Queste persone potrebbero soffrire di Sindrome da Pallottola d’Argento.

Cioè vivono e operano con la convinzione che una sola cosa – idea, innovazione, tecnologia, metodologia, strumento, etc. – o una sola persona possa apparire e risolvere miracolosamente o magicamente tutti i loro problemi.

Ecco, ho la sensazione che questa sindrome sia piuttosto diffusa.

E questo è un problema, soprattutto se attecchisce in un’organizzazione, perché crea persone statiche, ferme in attesa della pallottola d’argento.

Per poi rimanere delusi perché non succede nulla.
E spesso restano deluse anche quando si verifica qualcosa di significativo, perché non porta i miracolosi benefici attesi.

La delusione non è nemmeno il problema principale.

Quando concentriamo tutta la nostra attenzione su una miracolosa pallottola d’argento, diventiamo ciechi di fronte alle tante piccole cose che possiamo iniziare a fare.

Cose che sono vicine a noi ma che non vediamo perché il nostro sguardo è fisso su una possibile soluzione magica che speriamo risolva tutto.

È cosi facile sopravvalutare l’impatto di improbabili pallottole d’argento e sottovalutare il cambiamento che possiamo creare attraverso piccole azioni quotidiane.

Se l’ambiente in cui lavori non ti piace, comincia allora a farti qualche domanda.

In quale ambiente desideri lavorare? Quale cultura sogni di respirare nella tua organizzazione? Come vorresti fossero le relazioni con i tuoi colleghi? Quali comportamenti vuoi vedere nelle persone che ti circondano?

E poi inizia da te.

“Puoi andare molto lontano se parti da molto vicino. Di solito partiamo dalla cosa più lontana, dal principio supremo, dall’ideale più grande, e ci perdiamo in un sogno vago fatto di pensieri fantasiosi. Ma quando inizi da molto vicino, dalla cosa più vicina, che sei tu, allora tutto il mondo si apre, perché tu sei il mondo.” – Krishnamurti

Comincia ad agire come se stessi già lavorando nell’organizzazione che immagini.

Pratica i comportamenti che vorresti vedere, prenditi cura delle relazioni come ti aspetti gli altri facciano.

Certo, non aspettarti grandi risultati. Probabilmente non cambierà nulla per un bel po’. Anzi, incontrerai pure delle resistenze. Ma magari, attiverai qualche piccolo cambiamento anche in chi ti circonda.

E comunque è sempre meglio dello stare fermi spegnendosi in attesa di una magica pallottola d’argento che probabilmente non arriverà mai.

Ogni azione che fai è un voto a favore della realtà che vuoi creare.

Per quale tipo di organizzazione stai votando?

 

Fabio Salvadori

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