Per vedere meglio, sottrai

sottrai

Pierre Wack (1922-1997) è stato sicuramente un dirigente non convenzionale.
Un eretico come lo definisce Art Kleiner nel suo libro The Age of Heretics: A History of the Radical Thinkers Who Reinvented Corporate Management.

Durante la sua esperienza come dirigente nella compagnia petrolifera Royal Dutch Shell negli anni 70, Wack fu il primo a sviluppare l’uso della pianificazione di scenari nel settore privato applicando i pensieri e le teorie del futurista Herman Kahn.

Il suo approccio sicuramente originale gli permise di vedere oltre ciò che tutti vedevano, e consentì al gigante petrolifero anglo-olandese di anticipare per ben due volte le crisi petrolifere di quegli anni.

Per Wack, “vedere” significa avere la capacità di collegare schemi e fattori che contraddicono le nostre convinzioni radicate. Significa non solo essere consapevoli di un elemento nell’ambiente, ma saper guardare attraverso di esso con piena consapevolezza.

Questa capacità di vedere è fondamentale per riuscire a “pensare l’impensabile”1 e creare innovazioni realmente capaci di creare impatto.

Vedere meglio significa quindi ampliare le proprie percezioni, cambiare gli assunti di base che abbiamo sul modo in cui il mondo funziona.

Per farlo è necessario espandere la propria consapevolezza.
E per quanto possa sembrare controintuitivo, per espandere la nostra consapevolezza, dobbiamo perseguire un processo di sottrazione.

Ossia un processo che ci permette di rimuovere tutti i condizionamenti che ci trattengono dall’esprimere il nostro immenso potenziale creativo2.

È un caldo primo pomeriggio indiano quando arriviamo al villaggio di partenza. Il pulmino ci scarica con i nostri bagagli in mezzo alla strada bianca e se ne va. Ad attenderci un signore di cui non riesco a capire l’età. Ha il volto di un anziano ma il sorriso di un bambino. Intorno a me poche case, un gruppo di uomini che gioca a carte e ci guarda curiosi, il mio amico Sujith col sorriso di chi sa cosa ci aspetta e i miei compagni di viaggio, un gruppo di imprenditori e innovatori che non conosco ancora. Parlano tutti soprattutto in Hindi, ma capisco che l’uomo che ci ha accolto è la persona che ha organizzato tutta la logistica della nostra esperienza. È infatti a lui che Sujith ci chiede di lasciare tutto prima di metterci in cammino: telefono, documenti e soldi. In quel momento ha inizio un processo di sottrazione che ci accompagnerà per una settimana.

Il Cammino per Innovatori Consapevoli lungo il fiume Narmada è un’esperienza di incredibile intensità.
Per otto giorni i partecipanti condividono strade e sentieri percorsi a passi lenti, semplici rituali quotidiani e qualche cerimonia potente, alcune domande molto sfidanti, conversazioni alternate a pause di riflessione, persone estremamente accoglienti e generose, villaggi rurali alternati a natura intensa nei suoi colori, odori e suoni, alcuni intoppi e tante risate, cibo semplice ma nutriente non solo per il corpo.

Tuttavia, ciò che rende davvero trasformativa questa esperienza è soprattutto ciò che manca.
Il cammino è un lento e costante processo di sottrazione fin dalla partenza.
Questa sottrazione avviene prima esteriormente per poi riflettersi anche all’interno.
A poco a poco, il campo visivo dei partecipanti si libera e scoprono così di poter vedere molto di più e molto più chiaramente di quanto sono abituati a fare.
Durante il cammino non viene insegnato nulla o quasi.
Non è necessario.
Con gli occhi spalancati e la vista libera, tutto diventa un’opportunità di apprendere.
Ognuno scopre ciò di cui ha bisogno dentro e attorno sé.
Ogni parola, persona, luogo, cosa, cibo e esperienza diventa la chiave per espandere la propria consapevolezza.

Certo, si tratta di un’esperienza indubbiamente intensa e non per tutti.

Ma ci sono alcuni piccoli esperimenti di sottrazione che possiamo portare nel nostro lavoro per imparare a vedere meglio.

 

[1]Thinking about the Unthinkableè il titolo del libro pubblicato nel 1962 da Herman Kahn

[2]Da IMPATTO. Il percorso interiore che libera il tuo potenziale innovativo.di Sujith Ravindran, Fabio Salvadori e Elliot Leavy. Pubblicato da Ayros Editore.

 

Sottrai

Sottrai ciò che hai.

Vasco Rossi canta “Siamo qui, pieni di guai. A nascondere quello che sei dentro quello che hai.”
È così facile nasconderci dentro o dietro ciò che abbiamo, con il risultato di ritrovarci la visuale ridotta o ostruita.

Durante il cammino, ai partecipanti viene chiesto di portare l’essenziale.
I luoghi in cui si dorme sono spartani, il cibo semplice e poco.
Non c’è nulla di cui preoccuparsi.
Nulla che vada ad aggiungere peso.

Liberi da fardelli aggiuntivi possiamo essere totalmente presenti a ciò che accade.

Inoltre, qualora si presentino delle difficoltà, avendo pochi mezzi dobbiamo dare sfogo a tutto il nostro potenziale creativo.

Sperimenta il lavorare per una almeno settimana sottraendo qualcosa che hai sempre con te (o con voi se vuoi fare l’esperimento in team).

Sottrai ciò che è familiare.

C’è una guerra in corso per la nostra attenzione.

Ironicamente, i social media sono pieni di messaggi motivazionali che ci ricordano l’importanza di liberarci delle distrazioni per aumentare la nostra capacità di fare attenzione.

Ma la più grande distrazione è quella invisibile.

Quella fatta di ciò che conosciamo bene e per noi è abituale.
Tanto da non prestarci più attenzione.

Eppure ci condiziona in ogni istante.

Gli spazi in cui operiamo e lavoriamo sono pieni di segnali silenziosi che ci ricordano chi siano molto più di ciò che possiamo essere.

Segnali che attivano automatismi, nelle nostre azioni e soprattuto nel nostro pensiero.

Col tempo, questi automatismi restringono il nostro campo visivo.

Sulla riva del Narmada, quando si scende dal pulmino, si lasciano le proprie cose e si inizia a camminare, si entra in un mondo totalmente nuovo, in cui nulla è familiare.

E come bambini curiosi, ci si ritrova a guardare ogni cosa con occhi nuovi.

Sottrai ciò che ti è familiare.

Cambia qualcosa, un luogo, il modo di fare qualcosa, un’abitudine.

Puoi usare un percorso diverso per andare al lavoro, sederti in un luogo diverso dell’ufficio, spostare le riunioni in un luogo mai visto prima, magari in natura.

Sottrai il controllo.

Non vengono fornite ne mappa ne agenda nel cammino.

A chi partecipa non viene data alcuna informazione sul processo, sulla strada da percorrere, sui tempi, lui luoghi in cui staremo.

All’inizio la voglia di sapere è alta, un riflesso del naturale bisogno di prevedere ciò che ci aspetta.

Col tempo i pellegrini imparano a lasciar andare.
Ad affidarsi e stare nel qui e ora.
E quando ci riescono, iniziano a vedere davvero ciò che li circonda.

Il cervello umano è una macchina predittiva che cerca continuamente di prevedere cosa accadrà dopo.

Lo fa per garantire la nostra sopravvivenza.

Per questo per la nostra mente probabile è più attraente di possibile o addirittura impensabile.

Tuttavia, come ci insegna la storia di Pierre Wack, se non troviamo la forza di andare oltre ciò che è probabile per vedere l’impensabile, non saremo mai in grado di creare innovazioni significative.

Per farlo, dobbiamo allenarci a lasciar andare il controllo.

La parola controllo deriva dal francese “contrôle”, composta da “contre” contro e “rôle” registro.

È quindi il “registro che fa da riscontro a un altro” un doppio creato per verificare la correttezza dei dati.

Una sorta di alter-ego burocratico di noi stessi dedito a confrontare ciò che accade con le previsioni della nostra mente.

E come sappiamo, la burocrazia è troppo spesso un ostacolo alla creatività.

Ci sono molti modi per sperimentare l’assenza di controllo.

Ad esempio puoi entrare in una riunione senza prepararti in anticipo.

Oppure puoi chiedere ad altri di organizzare per te delle conversazioni senza darti alcun dettaglio.

***

Prestare attenzione, questo è il nostro lavoro giusto e senza fine.
Mary Oliver

Il primo passo per poter cambiare, trasformare e innovare la realtà, è imparare a vedere meglio, ampliare le proprie percezioni ed espandere la propria consapevolezza.

Per farlo dobbiamo pulire la nostra visuale dagli ostacoli esterni e, soprattutto, interiori attraverso un processo deliberato di sottrazione.

 

Fabio Salvadori

I nostri libri

Impatto
Innovare il sé per innovare il mondo

19.00

Flux
Vivere il cambiamento, non subirlo.

22.80