To-do List

To-do list

Ero così fiera della mia to-do list, la mia lista di cose da fare, ben scritta in stampatello su un grande e sagomato post-it color verde pastello.

Finché qualcuno passando dietro la mia postazione mi ha preso in giro.
Ha insinuato che la to-do list è passata di moda, come gli elenchi nelle cabine telefoniche.

Datata, banale, ma soprattutto troppo scomoda e impietosa.

A riguardarla a fine giornata può produrre sconforto, specie se le voci ancora da cancellare sono più di quelle barrate.

Ethan Kross, professore e direttore del Emotion and Self Control Lab alla University of Michigan, e Teresa Amabile, professoressa alla Harvard Business School sono concordi nel ritenere vi sia una ‘list’ migliore: la Get done list – la lista di ciò che si è fatto.

Molto più motivante, visto che spesso finiamo con il riempire il pomeriggio espletando compiti che piovono inaspettati durante la mattina.

In effetti, ci sono giorni in cui mi pare di aver passato ore alla scrivania a parare colpi, Rocky Marciano in versione office.

Guardare al passato non ci farà essere più produttivi, ma uscendo dall’ufficio saremo consapevoli di aver fatto un sacco di cose, come rispondere a call center e a mail di qualcuno che aveva bisogno di noi per … cancellare un punto della sua to-do list.

Più utile potrebbe sembrare la lista del metodo Wilkinson, dal nome dell’imprenditore canadese che l’ha resa famosa.

Trattasi di un elenco di ‘cose che non si vogliono fare o si vogliono evitare’, una Avoid-list.

Del tipo: se stasera non voglio arrivare a casa e trovare il frigo vuoto come un campo da calcio, allora è meglio che mi affretti a fare la spesa on-line.

Concentrandosi sugli anti-obiettivi, si dovrebbe riuscire a centrare il bersaglio.

Insomma, la lista c’è ma non si vede.

Il punto è che per evitare una certa situazione, esistono tanti modi e spesso non è facile decidere quale.

Se voglio, ad esempio, schivare di passare due ore ad aiutare un mio collega a usare il nuovo software xy, dovrò decidere come: sparire fino alla pausa pranzo, inventarmi una consegna impellente, indirizzarlo a un altro collega, fingere di aver dimenticato l’uso… insomma posso trascorrere il tempo a inventarmi modi per evitare il mio punto della lista, a ideare un ventaglio di scenari strategici diversi che nemmeno il Mossad.

Il chè – considerato alle sei di pomeriggio – va ad aggiungersi alla mia lista di …compiti svolti. Una bella soddisfazione.

Quasi sicuramente esistono altre list alternative alla classica To-do e se ne potrebbe fare a sua volta una lista.

Ma ho la sensazione che il mio capo resterà fedelissimo alla tradizione.

Mi manderà una mail con un bell’elenco di cose da fare.

Chiamala se vuoi tudulist.

 

Marcella Manghi

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