Stare bene vs Vedere bene

vedere

Diversi mesi fa, durante un suo corso, Marcia Reynolds – un riferimento nel mondo del coaching – esordì affermando che “il coaching non serve a far stare meglio le persone. Il nostro lavoro (come coach) consiste nel farle vedere meglio.

Queste parole mi hanno colpito così tanto che “aiutare gli altri a vedere meglio” è diventato uno dei fondamenti della mia missione e del mio lavoro.

Ne parlo anche in questo articolo pubblicato un anno fa proprio su questo magazine.

Per un lungo periodo ho pensato che questa funzione di “aiutare a vedere meglio” dovesse essere la componente fondamentale di una leadership efficace.

Chi in un dato momento e contesto esercita una funzione di leadership ha il compito di aiutare gli altri a vedere meglio.

Il problema è che vedere meglio è scomodo, e questo fa sì che, quando vediamo meglio, spesso finiamo con lo stare peggio (la famosa pillola rossa di Matrix aveva degli effetti collaterali non proprio gradevoli).

Partendo da questo presupposto avevo scritto un pezzo che, usando come esempio la storia di Martin Luther King Jr. raccontata in questo articolo di James C. Cobb, evidenziava l’importanza per un leader di focalizzarsi sul far vedere meglio gli altri, anche a costo della propria popolarità o del proprio riconoscimento.

Cosa che MLK fece con coraggio al punto di diventare impopolare anche fra le persone per cui si batteva.

Avevo scritto un pezzo a sostegno di questa tesi, ma quando l’ho fatto leggere a Joshua Volpara, che di Ayros è co-fondatore, lui mi ha restituito una prospettiva che, confesso, non mi ha fatto stare meglio. Affatto.

Passato il momento iniziale però, mi ha aiutato a vedere meglio.

Ciò sembrerebbe sostenere la tesi che il ruolo della leadership è di aiutare gli altri a vedere meglio.

Solo che questo “vedere meglio” è stato possibile perché costruito su una relazione che mi fa “stare bene”.
Mi fa stare bene al punto di essere diventata uno spazio in cui posso essere sfidato a vedere meglio senza chiudermi, anzi.
Da Joshua accetto la pillola rossa senza dubbi e ripensamenti.

Stare bene e vedere bene sono quindi i poli di una polarità (concetto tanto semplice quando potente introdotto da Barry Johnson, ne parlo qui) da navigare per una leadership efficace.

Da un lato, investo sullo stare bene per creare un’ambiente di fiducia e sicurezza psicologica.
Se investo le mie energie solo su questo polo, tuttavia, creo staticità e immobilismo poiché le persone non sono sfidate ad allargare la bolla in cui si trovano. In assenza di crescita, le persone finiscono, per assurdo, col non stare bene.

Per questo ho bisogno di dare energia al polo del “vedere bene” stimolando le persone ad andare oltre ciò che sanno, ad accogliere prospettive diverse per mettere in discussione la loro verità acquisita.

Se spingo esclusivamente su questo polo, tuttavia, potrei arrivare a rompere la relazione e, di conseguenza, compromettere la fiducia spingendo le persone a chiudersi nella loro bolla e non vedere più bene.

Come in ogni polarità, la chiave non è trovare un compromesso ma navigarla; riconoscere i segnali che ci avvisano che stiamo cadendo nella parte negativa di un polo e attivare le leve positive dell’altro polo in un flusso continuo.

Insomma, credo ci sia bisogno di una leadership che crei spazi in cui possiamo fidarci a scegliere la pillola rossa, e che sappia quando offrirci la scelta.

 

Fabio Salvadori

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